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Invito tutti ad ascoltare questa bellissima intervista radiofonica alla nostra carissima amica Clown Doda – al secolo Antonietta Doda Oristano – dell’Associazione Ridolina di Pisa che, insieme a Clown Bazar – al secolo Francesco Pisani – sono impegnati da molti anni in un bellissimo progetto in oncologia pediatrica, nell’ospedale di Pisa.

Purtroppo, anche loro da due anni hanno dovuto sospendere l’attività di corsia a causa dell’emergenza covid.

Nel frattempo però non si sono scoraggiati ed hanno organizzato “visite a domicilio  in  “zona arcobaleno” con tutti i timbri e autorizzazioni e “piccoli circhi clown” nei cortili degli ospedali, sotto le finestre dei reparti.

Doda, in questa intervista radio (ndr: dedicata per i primi venti muniti a loro, per i restanti venti minuti  all’evento del viaggio della “marionetta migrante”), accenna anche all’iniziativa in rete fatta nei mesi scorsi, durante in lockdown, con altre associazione a livello nazionale che ci ha visti anche noi partecipi ed impegnati nelle riflessioni comunitarie.

In diversi appuntamenti (in chat on-line) abbiamo condiviso esperienze, riflettuto sul da farsi, provato a proporre soluzioni, collaborando anche alla stesura: sia di un codice etico; che di programmi relativi ai diversi ambiti e percorsi formativi (volontari e professionali) per la figura del “clown sociale” (o clown socio sanitario), condividendone approcci, indicazioni, raccomandazioni e gli stessi modelli formativi.

Questi incontri on-line sono stati per noi una bellissima ed importante occasione di confronto e di riflessione comunitaria, che ci ha fatto comprendere meglio che è giunto anche il momento di dare migliore dignità “professionale” alla figura del “clown sociale”.

Così abbiamo condiviso la necessità di proporre anche al Parlamento la stesura di un testo di “legge quadro” che contenga in primis i principi generali per il riconoscimento di questa figura auspicandone la sua promulgazione il più ampiamente condivisa.

Nota:  Qui posso anticipare che il testo della proposta di “Legge Quadro, sulla figura professionale del clown sociale”, resta ancora in fase di correzione ma in generale ed in estrema sintesi contiene alcuni principi etici generali per noi di riferimento ed ampiamente condivisi; una fase transitoria attuativa iniziale; una forma di sanatoria temporale (quinquennio), che coinvolga e garantisca tutte le associazioni locali a livello nazionale iscritte nell’albo nazionale e albi regionali del volontariato e che già svolgono, specificamente, questa attività; indirizzi precisi di delega attuativa per i diversi Ministeri interessati e coinvolti (Sanità, Politiche Sociali, Istruzione) anche in ordine alla stessa temporalità attuativa prima accennata e degli stessi e diversificati modelli e livelli formativi (almeno due iniziali) fissati nella “Legge Quadro” suggeriti e concertati con le stesse associazioni di volontariato specificatamente attive in questo ambito e che andranno sempre coinvolte nei processi attuativi, attraverso anche delle proprie rappresentanze a livello nazionale e regionali. 

Ogni Ministero successivamente alla approvazione della “Legge Quadro” – per la propria competenza – dovrà calendarizzare, unitamente alla Conferenza Stato Regioni (per le materie concorrenti, titolo V Costituzione) l’emanazione di propri Decreti Ministeriali attuativi, nel rispetto sempre dei principi temporali (prima accennati) che saranno fissati nella stessa “Legge Quadro”.

Nota: Al momento tutti i documenti citati e proposti, sono in fase di correzione e definizione, spero che presto si possano rendere pubblici per condividerli, affinché si possa ampliare la riflessione e ogni forma di suggerimento, contributo, per una sempre migliore e maggiore condivisione finale comunitaria possibile.

Obiettivi primari per tutti noi restano:

  • Costruire non solo la giusta considerazione sul valore di questa figura “professionale” del clown sociale, sia come espressione del volontariato, che come possibile attività lavorativa (considerato, in questo caso, il loro personale bellissimo e dignitoso esempio);
  • La ripresa in sicurezza delle attività in ospedale da parte di tutti i volontari, trattati alla stessa stregua di tutti i lavoratori e ciò in virtù delle norme già in vigore. In proposito, vedasi il D/Lgs n. 81/2008 Prevenzione e Sicurezza nei Luoghi di Lavori, per come richiamato dallo stesso Decreto Legislativo del 3 luglio 2017 n.117 – nuovo codice terzo settore che obbliga le stesse associazione di volontariato a provvedere alla definizione dei Documenti di Valutazione dei Rischi nei diversi ambiti in cui svolgono le proprie attività.

Nota: In tal senso ho proposto e ritenuto fondamentale e necessario riconoscere – in primis –  attraverso una “legge quadro” specifica che richiami le varie norme già in vigore come nel caso suddetto ed in particolare i principi generali dello “status della figura del Clown Sociale”.  Solo successivamente, vanno definiti meglio, rispetto anche alle diverse tipologie (livelli) professionali ed ambiti di approcci dell’attività stessa dei clown,  da parte dei singoli Ministeri competenti con Decreti Ministeriali attuativi, correlati alle normative vigenti. Per questo considero importante che la costruzione temporale dello stesso percorso normativo deve essere: Legge Quadro e Decreti Ministeriali attuativi e ciò anche per farsi carico di tutelare tutti quei volontari che già da molti anni fanno questa specifica attività. La stessa “legge quadro” come accennato già deve contenere questi principi di tutela prevedendo in proposito una vera e propria sanatoria temporale che possa essere attuata almeno nel corso dei primi cinque anni dalla data di promulgazione della stessa Legge Quadro e Decreti Ministeriali attuativi.

Nel però, ma, già e adesso, subito (?).. si può e si deve definire una più ampia e corretta unicità applicativa delle norme già in vigore in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, e per come accennavo prima, applicarne i principi già previsti di tutela con la possibilità di equiparare anche in questi casi i volontari e/o professionisti clown sociali alla stessa stregua dei lavoratori di ruolo della sanità sia pubblica che privata convenzionata,  e/o alla stessa stregua di quelli che gestiscono in appalto alcuni servizi esternalizzati. 

Nella sostanza la mia riflessione resta di natura sindacale – giuridica e, nella sostanza, alcune domande sorgono spontanea: il lavoro del clown Dotto Sociale è utile, necessario, comparabile e valutabile alla stessa stregua ad esempio almeno di un Operatore Socio Sanitario e/o Assistente Socio Sanitario?

O meglio: perché nonostante gli obblighi di tutela della salute prima richiamati il Clown Dotto Sociale non può svolgere oggi la sua attività in corsia? Che cosa è essenziale nella presa in cura delle persona ammalata? Ne vogliamo discutere?

L’obiettivo è comune: Il clown vive di attimi e lui vuole provare solo ad offrire un attimo di sollievo e strappare un sorriso, anche in una corsia di ospedale con i suoi “giro visita” ed “ambulatori di coccole”.

Clown Sproloquio & Nanos